venerdì 26 giugno 2009

o tempora o mores!

Quand'ero ragazzino ricordo che mio padre mi insegnava, a modo suo, di tutto; sugli animali da cortile, sui motori, sulle armi, sulle riparazioni e su molte altre cose. Di una cosa però non si parlava, né a casa né a scuola: il sesso e tutto ciò che ne era correlato.
Ricordo ancora i primi rudimenti appresi da un giornaletto (caballero) e le chiacchere tra coetanei in cui realtà e falsi miti si confondevano facilmente. Per mia fortuna, crescendo, ho trovato buone figure di riferimento, ed è anche grazie a loro che sono riuscito a trovare un dignitoso equilibrio affettivo ed emotivo.

Oggi i tempi sono cambiati, oggi i genitori a queste cose ti preparano presto e quasi nessuno più si scandalizza a parlare di contraccezione non appena comincia l'età dello sviluppo.
Quello su cui invece molti genitori e insegnanti sono impreparati è invece il mondo della comunicazione globale questa enorme massa informativa che incombe su tutti noi e in cui si confondo perle e strame, grandi verità e bufale pazzesche. Internet, P2P, file sharing, phising, social network e compagnia bella sono termini che buona parte degli adulti non conoscono.

E così ecco una gran massa di adolescenti, oggi come allora, lasciati soli davanti ad un fenomeno inevitabile che li travolge sperando che, nel loro cammino, incontrino qualcuno che li aiuti, che gli dia qualche dritta, qualche strumento per interpretare ciò che stanno vivendo sulla loro pelle.

Ecco allora i nostalgici affermare con fierezza la non comparabilità tra il nuovo mezzo e i vecchi, quelli a noi più congeniali, sperando così di esorcizzare un qualcosa che non capiscono e che non vogliono affrontare ma che, ne sono certo, li seppellirà tutti.

Ben vengano allora quegli adulti che affrontano il fenomeno, cercano di capire, con umiltà, quello che sta succedendo nella struttura profonda della società; loro potranno essere di aiuto alla formazione delle future generazioni grazie alle loro capacità interpretative.
Quanto ai soloni che si ostinano a minimizzare il fenomeno ricordo che Kenneth Olsen, fondatore di una delle più grandi aziende informatiche, è passato alla storia non per ciò che ha fatto ma per la frase che, nell'ormai lontano 1977, pronunciò: "there is no reason for any individual to have a computer in his home."

martedì 23 giugno 2009

Chi ha paura del lupo cattivo?

Questo dibattito si sta svolgendo su facebook ma siccome quello che scrivo è in tema con i post precedenti e siccome sono un nostalgico dei blog, allora lo riporto anche qui.

sottotitolo: zitto! i ragazzi ci ascoltano.

Sono fermamente convinto che il confronto di idee tra persone ragionevoli e consapevoli sia molto arricchente; molto di più se le persone non concordano sull'argomento.
Se il confronto avviene tra pochi, a voce, si tratta di conversazioni da salotto ma se lo stesso confronto è esteso al pubblico che, se interessato, può anche partecipare allora si fa cultura.

Non per niente giornali, radio e televisione non trattano solo di cronaca, politica od economia ma tutti i media hanno uno spazio destinato allo scambio di opinioni, spesso aperto a lettori/ascoltatori.

Che cosa c'è di male in un gruppo di professionisti, di docenti che dibatte intorno alla scuola, tema più che mai attuale ?
Quali controindicazioni a discutere in pubblico dell'appello del gruppo di Firenze che pone un serio quesito agli operatori ? Qui non si tratta di aspettare che qualcuno (governo o ministro) faccia qualcosa, qui si pone il problema di un impegno dei singoli a migliorare, nel proprio piccolo, il sistema scuola nel suo complesso. Non ci sono alibi.

Credo che l'aver iniziato il dibattito su facebook sia una splendida occasione per noi docenti di dimostrare che questo mezzo può essere usato anche per fare cultura e non semplicemente per partecipare ai quiz più demenziali od iscriversi ai gruppi più assurdi; anche questo è fare educazione.

Allora perché questo timore ad esporre le proprie idee su facebook ? Da dove nasce questa paura ad esprimere la propria idea della scuola sul web ? Spero non dalla pochezza dell'idea stessa.

Coraggio colleghi, fatevi avanti che se mai qualche nostro alunno ci leggesse potrebbe solo scoprire che il loro insegnante è una persona ragionevole e consapevole, che ha delle idee in cui crede e che non ha timore ad esprimerle davanti a tutti.
E se per caso qualche alunno intervenisse nel dibattito allora sarebbe già questo un grande risultato: essere riusciti a coinvolgerlo nel dibattito, portarlo dal quiz idiota al confronto serio e sereno per dimostrare che facebook non è l'ennesima cazzata ma uno strumento e, come tutti gli strumenti, sono le persone a renderlo intelligente.

venerdì 19 giugno 2009

Amarezza 3: ultima puntata (spero)

I tabelloni sono usciti ed i verbali saranno presto disponibili a chi vorrà vederli e quindi posso affrontare più liberamente un tema che mi è molto caro: rigore o tolleranza? quali i messaggi educativi dietro questi opposti modi di interpretare il ruolo valutativo dell'insegnante ?

In precedenza, animato da un indignazione personale, ho sbagliato bollando come "vergogna" una scelta democratica che non condividevo ma, per fortuna, ho trovato persone ragionevoli con cui discutere dell'argomento con maggiore serenità ed ho cambiato prospettiva, liberandomi di alcuni pregiudizi; ora voglio condividere con voi questo pensiero:

Partiamo da un ipotetico caso di un soggetto che arriva allo scrutinio finale con 5 materie nettamente insufficienti; com'è giusto che sia si procede ad un esame del caso, si discute e poi si vota se bocciare o se concedere l'opportunità di recuperare entro settembre. Ognuno porta le proprie idee ma tutti concordano sul fatto che 5 materie sono impossibili da recuperare in due mesi e quindi si vota, sapendo che in caso favorevole una materia verrà abbuonata ribaltando il giudizio di un professionista e regalandogli una sufficienza.
Io personalmente credo che siano impossibili da recuperare in due mesi anche solo 4 materie ma questo fa parte dei concetti opinabili e quindi è più che legittima ogni opinione in merito.
Spero invece che tutti siano concordi sul fatto che abbuonare un insufficienza sia un gesto di estrema generosità, gesto che spesso viene negato a chi ha solo una o due insufficienze.
Una scelta così generosa dovrebbe essere presa, a mio parere, solo in presenza di un comportamento particolarmente meritevole del nostro ipotetico soggetto in questione e dunque andrebbero opportunamente elencati e verbalizzati quali siano i motivi che hanno spinto il consiglio a prendere questa decisione.

Aggiungo poi che se io fossi uno degli alfieri del partito "pro grazia" sentirei il dovere morale di presentarmi a tutta la classe per spiegare chiaramente quali siano i meriti che hanno portato ad un gesto così generoso in modo che poi, l'anno successivo, anche tutti gli altri sappiano come comportarsi e come affrontare l'anno. Perché se queste spiegazioni non vengono date allora gli altri si sentirebbero liberi di pensare quello che credono e non tutti i pensieri potrebbero essere lusinghieri.

Questo nel caso ipotetico ma allora perché tutta quest'amarezza e questa indignazione ?
Semplicemente perché finora, in diversi casi specifici, le motivazioni dei colleghi "buonisti" ancora non le conosco.

martedì 16 giugno 2009

Amarezza 2: il poverinismo.

Non so se qualche sociologo o filosofo abbia mai analizzato quella che, secondo me, è una delle filosofie più deleterie che dilaga tra genitori e insegnanti;
Più deleteria ancora del satrapismo dei potenti (che in buona parte dei giovani suscita disgusto) perché ha effetti devastanti sulla formazione dei nostri giovani, quelli nelle cui mani dovremo, prima o poi, affidare il nostro mondo.

Il poverinismo si basa su due cardini: il primo è una situazione più o meno spiacevole che è accaduta al giovane in oggetto (e non importa se questo presunto trauma sia dovuto a cause esterne del tutto indipendenti dalla nostra volontà o giudizio); il secondo è la parola "poverino/a" esternata con voce compassionevole e accompagnata da uno sguardo pietoso che malamente nasconde il drastico giudizio "cuore di pietra" rivolto a tutti i dissenzienti.

Grazie al poverinismo vengono premiati inetti e fannulloni poiché è estremamente facile trovare per chiunque un evento spiacevole da accompagnare al mantra "poverino".

Si perpetua così quel modello educativo che distrugge concetti a me cari come quello di "educazione alla fatica" ed "educazione al merito" visto che i giovani, loro sì molto attenti a quello che gli adulti fanno, si rendono ben presto conto che l'impegno, la fatica non contano un granché, che è molto più importante compiacere, risultare simpatici, risvegliare quel senso materno e protettivo che spappola ogni barlume di lucidità in molti genitori ed in molti insegnanti.

Il poverinismo è frutto dell'incapacità degli adulti di separare il rapporto umano e affettivo che si crea con il giovane da quelli che sono i propri doveri educativi di genitore o di insegnante. Si regalano oggetti o voti per simpatia e non per merito incuranti del pericoloso messaggio che, così facendo, si trasmette al giovane.
Ecco allora genitori che per ogni scoreggina del proprio figlio lo colmano di lodi e che al primo accenno di pianto esaudiscono qualsiasi richiesta; ecco insegnanti che di fronte a situazioni disastrate danno un colpo di spugna.
Nella mia piccola esperienza personale di insegnante non ho mai visto uno di questi "miracolati" cambiare atteggiamento; anzi, una volta capito l'andazzo, l'anno successivo i più ti prendono pure in giro se solo ti sbagli a paventare una bocciatura. Ho visto invece molti giovani che, partiti con un minimo di serietà, non appena capito l'andazzo si adeguano al costume generale.

Eppure siamo stati giovani anche noi e dovremmo ricordare bene che le difficoltà, la fatica sono elementi fondamentali per formare il carattere, per diventare adulti consapevoli. Tutto inutile, ho imparato in questi anni che non c'è niente da fare e quando il mio interlocutore esprime la fatidica parola "poverino" ho già capito che non c'è speranza di confronto; poverinisti e testimoni di geova sono refrattari a qualsiasi ragionamento; è una battaglia persa.

lettura consigliata: istruzioni per rendersi infelici.

domenica 14 giugno 2009

Amarezza 1

Oramai è un classico, arrivano gli scrutini e io mi intristisco e mi ritrovo a riflettere sul mio lavoro.
Come sarebbe semplice fare poco, pretendere meno e dare la sufficienza a tutti.
Lo stipendio arriva uguale; ogni mese. Nemmeno un genitore che si lamenta, nessun contrasto con il capo e nessun corso di recupero da fare.

Già perché i corsi di recupero sono la novità degli ultimi due anni.
Lodevole iniziativa quella dei recuperi; basta con i "debiti" mai colmati che, in scuole come la mia, permettevano ai più furbi di levarsi due materie dal piano di studi e finire la quinta più che dignitosamente. E se eri uno che si accontentava, di materie potevi scontartene anche tre.

L'anno scorso ero così entusiasta di questa iniziativa che mi sono molto impegnato. naturalmente per niente. Sì perché nel paese dei gattopardi tutto è rimasto uguale e infatti, dopo i corsi estivi e ben due sessioni di esami, tutti i "rimandati" sono andati avanti comunque, anche se non avevano recuperato un bel niente.
A dirla tutta, uno è stato fermato; uno in tutta la scuola si intende, ma il consiglio che ha osato tanto è stato prima riconvocato e poi, dopo che anche in seconda seduta ha confermato la sua decisione, richiamato dal capo, per iscritto, per futili motivi. Che vergogna.

Se il mio unico interesse fosse portare a casa la pagnotta non ci sarebbero problemi; e io ci provo a convincermi di questo: "pensa allo stipendio" mi ripeto come un mantra ma poi non ce la faccio.

La scuola, noi Insegnanti siamo fondamentali nella formazione della società, della crescita civile e culturale delle nuove generazioni ed allora come possiamo pensare che le nostre azioni non abbiano effetto sulla formazione dei nostri ragazzi ?
Cosa insegnamo loro regalando sufficienze, promuovendo gente che sa benissimo di non meritare la promozione ?
Ho lasciato una classe a cui ero affezionato per la vergogna che provavo quando ho saputo che due "pessimi studenti" (parlo dal punto di vista scolastico) bocciati sonoramente dal consiglio sono stati "recuperati" grazie agli intrallazzi di qualcuno.
Come spieghi a chi ha lavorato con un minimo di serietà che quello, grazie alle sue amicizie, è passato pur avendo fatto il coglione per un anno intero ?

Con che animo potrei presentarmi a fare i corsi di recupero, preparare e correggere verifiche pur sapendo che, comunque vada, me li vedrò promuovere lo stesso. Perché, mi chiedo, devo recitare questa commedia che non mi piace?

E quindi non mi resta che mettermi in aspettativa, perdendoci pure lo stipendio. e mi sento pure stupido.

venerdì 12 giugno 2009

Se 2+2 non fa 4

Il Censis scrive:

"Due terzi degli elettori si sono informati attraverso i Tg, il 30% ha seguito i programmi giornalistici di approfondimento in Tv, il 25% si è affidato alla carta stampata."

Su YouTube compare questo "fuorionda":





e la fuori c'è ancora un mucchio di gente che si ostina a minimizzare il problema del "conflitto di interessi".

mercoledì 10 giugno 2009

NDR

Per semplificare il lavoro dei Grandi Pensatori che stanno analizzando i risultati elettorali allego una breve motivazione delle mie scelte.

1) ho votato per le europee e per le comunali perché li ancora si può scegliere la persona. Ho smesso invece di votare le amministrative da quando ci hanno costretto a votare per una figurina. La politica non è il calcio.

2) ho scelto De Magistris fregandomene della lista in cui si presentava perché spero che vada in europa a spiegare all'europarlamento che qui da noi la politica va a braccetto con la criminalità. spesso e volentieri.

3) per le comunali credo vada premiato chi ha lavorato bene, ma questo ai Grandi Pensatori non passa nemmeno per la testa.

a margine vorrei anche esprimere il disagio provato nel leggere su fb troppi commenti in stile "curva sud". Ho fatto un breve sondaggio nella mia scuola per scoprire che tutti parlano di comunisti ma nessuno sa cosa vuol dire comunista.

A chi volesse smetterla di ripetere gli slogan preconfezionati del presidente di turno consiglio di approfondire la conoscenza di due vocaboli:

democrazia (http://it.wikipedia.org/wiki/Democrazia)

comunismo (http://it.wikipedia.org/wiki/Comunista)

io ne ho dedotto che:

1. la legge elettorale e il monopolio informativo non sono democratici.

2. molti che si dichiarano comunisti non lo sono mentre lo sono tanti che non pensavano di esserlo.

Visto che il vaso è aperto aggiungerò una mia personalissima e amara riflessione: penso che la pressione demografica e climatica non si allenterà e questo, secondo la mia modesta opinione, porterà le società più ricche, che cercheranno di difendere i propri privilegi, verso l'autoritarismo in modo pressoché inevitabile.
Vedo i prodromi di un nuovo medioevo.

sabato 6 giugno 2009

elezioni 2009

uscirò a votare: il sindaco uscente al comune; De Magistris alle europee e per la provincia rifiuterò la scheda che magari si decidono ad abolirle.