mercoledì 6 luglio 2011

insegnanti buoni o cattivi?

Una storiella, una di quelle impropriamente chiamate "storielle Zen", racconta di un Samurai che, uscito vittorioso da una difficile battaglia, si addormenta ai piedi di un gelso in fiore.
Al risveglio la sua attenzione viene rapita da un bozzolo che, illuminato dal sole, si muove lasciando intuire al suo interno la farfalla pronta ad uscirne.
Restò lì, immobile, alcune ore osservando gli sforzi che la creatura faceva per rompere il bozzolo e quando vide che i movimenti erano cessati, quando pareva che la farfalla avesse fatto tutto quello che poteva e che non avesse più possibilità di fare altro, il Samurai fu colto da una profonda compassione e col cuore colmo d'amore si avvicino al bozzolo e delicatamente lo aprì per fare uscire la farfalla.
La farfalla uscì immediatamente ma il suo corpo era rattrappito e le sue ali, poco sviluppate, si muovevano a stento. Il bravo Samurai rimase lì con lei a lungo, sperando che da un momento all'altro le ali si spiegassero e lei cominciasse a volare.
Solo al tramonto il Samurai si rese conto dell'amara verità: la farfalla era destinata a passare il resto della sua esistenza a terra perché quelle ali non si sarebbero mai più sviluppate. Il gesto d'amore del Samurai l'aveva condannata perché lo sforzo di rompere il bozzolo era ciò che serviva per rendere le sue ali pronte a sostenerla.
Ripenso spesso a questa storiella, soprattutto in occasione degli scrutini scolastici perché credo che molti, troppi, insegnanti si comportino come il Samurai della storiella e, con il cuore colmo d'amore, promuovano convinti di aiutare senza riflettere se, così facendo, non li si mandi avanti "con le ali rattrappite".

qui la versione stampabile.

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