martedì 16 giugno 2009

Amarezza 2: il poverinismo.

Non so se qualche sociologo o filosofo abbia mai analizzato quella che, secondo me, è una delle filosofie più deleterie che dilaga tra genitori e insegnanti;
Più deleteria ancora del satrapismo dei potenti (che in buona parte dei giovani suscita disgusto) perché ha effetti devastanti sulla formazione dei nostri giovani, quelli nelle cui mani dovremo, prima o poi, affidare il nostro mondo.

Il poverinismo si basa su due cardini: il primo è una situazione più o meno spiacevole che è accaduta al giovane in oggetto (e non importa se questo presunto trauma sia dovuto a cause esterne del tutto indipendenti dalla nostra volontà o giudizio); il secondo è la parola "poverino/a" esternata con voce compassionevole e accompagnata da uno sguardo pietoso che malamente nasconde il drastico giudizio "cuore di pietra" rivolto a tutti i dissenzienti.

Grazie al poverinismo vengono premiati inetti e fannulloni poiché è estremamente facile trovare per chiunque un evento spiacevole da accompagnare al mantra "poverino".

Si perpetua così quel modello educativo che distrugge concetti a me cari come quello di "educazione alla fatica" ed "educazione al merito" visto che i giovani, loro sì molto attenti a quello che gli adulti fanno, si rendono ben presto conto che l'impegno, la fatica non contano un granché, che è molto più importante compiacere, risultare simpatici, risvegliare quel senso materno e protettivo che spappola ogni barlume di lucidità in molti genitori ed in molti insegnanti.

Il poverinismo è frutto dell'incapacità degli adulti di separare il rapporto umano e affettivo che si crea con il giovane da quelli che sono i propri doveri educativi di genitore o di insegnante. Si regalano oggetti o voti per simpatia e non per merito incuranti del pericoloso messaggio che, così facendo, si trasmette al giovane.
Ecco allora genitori che per ogni scoreggina del proprio figlio lo colmano di lodi e che al primo accenno di pianto esaudiscono qualsiasi richiesta; ecco insegnanti che di fronte a situazioni disastrate danno un colpo di spugna.
Nella mia piccola esperienza personale di insegnante non ho mai visto uno di questi "miracolati" cambiare atteggiamento; anzi, una volta capito l'andazzo, l'anno successivo i più ti prendono pure in giro se solo ti sbagli a paventare una bocciatura. Ho visto invece molti giovani che, partiti con un minimo di serietà, non appena capito l'andazzo si adeguano al costume generale.

Eppure siamo stati giovani anche noi e dovremmo ricordare bene che le difficoltà, la fatica sono elementi fondamentali per formare il carattere, per diventare adulti consapevoli. Tutto inutile, ho imparato in questi anni che non c'è niente da fare e quando il mio interlocutore esprime la fatidica parola "poverino" ho già capito che non c'è speranza di confronto; poverinisti e testimoni di geova sono refrattari a qualsiasi ragionamento; è una battaglia persa.

lettura consigliata: istruzioni per rendersi infelici.

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